Sergio Palumbo ha curato e condotto per la Rai-Radiotelevisione italiana, insieme con Loredana Cacicia, la rubrica radiofonica La cultura e i suoi luoghi in tre cicli dalla sede regionale di Palermo. La rubrica radiofonica, replicata più volte su Radiodue, è stata trasmessa anche da Rai International negli Stati Uniti.
- La cultura e i suoi luoghi (1989), su scrittori e poeti in Sicilia in sei puntate
- Momenti e ritratti di artisti (1990), su pittori e scultori in Sicilia in dodici puntate
- L'intellettuale al caffè. Incontri con testimoni e interpreti del nostro tempo (1991), interviste con personalità della cultura italiana in dodici puntate.
"La Sicilia è una grande palestra intellettuale" (1990)
china di Bruno Caruso
La cultura e i suoi luoghi è un viaggio attraverso luoghi legati alla cultura siciliana che ha lanciato una formula originale e per l'epoca innovativa nel campo delle rubriche radiofoniche. Prendendo spunto da un paesaggio, una contrada, una città, un monumento, un ritrovo si parla di scrittori, poeti e artisti che, durante la loro vita o nelle loro opere, hanno avuto un rapporto occasionale o costante con la Sicilia. Messina, Ragusa, Tìndari, Capo d'Orlando, Siracusa, Barcellona Pozzo di Gotto sono le tappe di questo viaggio che fa incontrare Salvatore Pugliatti, Giuseppe Migneco, Leonardo Sciascia, Vann'Antò, Gesualdo Bufalino, Salvatore Quasimodo, Lucio Piccolo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Vincenzo Consolo, Elio Vittorini, Nino Pino, Bartolo Cattafi, Beniamino Joppolo. Il programma in sei puntate realizzato da Rai Sicilia è stato trasmesso per la prima volta su Radiodue nel 1989.
Il poeta Nobel Salvatore Quasimodo
all'Ospe di Messina nel 1960
1) Messina: porta della Sicilia. Salvatore Pugliatti e le librerie come fucina di cultura
A Messina la cultura militante nel ventesimo secolo, dopo il terremoto del 1908, trova un preciso punto di riferimento nelle librerie: Principato, Ferrara, D'Anna, Ospe. Lo scrittore e giornalista Giuseppe Longo ricorda il filosofo Giovanni Gentile da Principato e il latinista Concetti Marchesi da Ferrara; il pittore Giuseppe Migneco confessa il suo odio-amore per la città natale; lo scultore Peppino Mazzullo racconta gli incontri con Renato Guttuso sullo Stretto, a Scilla. Lo Stretto di Messina e il suo mare fanno da sfondo pure al romanzo di Stefano D'Arrigo, Horcynus Orca, del quale parla il critico Walter Pedullà. La libreria Ospe, nel secondo dopoguerra, ha in Salvatore Pugliatti il fulcro attorno a cui ruota il gruppo del Fondaco e dell'Accademia della Scocca. Di Pugliatti, mettendo in rilievo i molteplici aspetti della sua personalità, parlano Carlo Bo, Silvio Guarnieri, Gianandrea Gavazzeni e Guido Ballo. Il giornalista Vincenzo Bonaventura spiega perché poi la città ha perso tutte le sue librerie storiche, mentre Serafino Marchione, vicepresidente della Provincia regionale di Messina, lancia la proposta di allestire una mostra documentaria sul Fondaco e la Scocca dopo la chiusura dell'Ospe.
Il poeta Vann'Antò
2) Ragusa: vita nelle miniere e nelle campagne. La poesia di Vann'Antò.
La vita nelle miniere e nelle campagne ragusane, cuspide sud-orientale della Sicilia, attraverso la poesia di Giovanni Antonio Di Giacomo, in arte Vann'Antò. L'occasione offre l'opportunità di parlare della figura e dell'opera di Vann'Antò e di incontrare a Comiso Gesualdo Bufalino, uno scrittore rimasto sempre fedele alla propria terra natale. Consente di ripercorrere anche la storia di uno dei più antichi e prestigiosi riconoscimenti letterari siciliani: il premio nazionale di poesia “Vann'Antò” con interventi a viva voce di Gesualdo Bufalino, Mario Spinella, Leonardo Sciascia, Giorgio Petrocchi, Carlo Bo, Giuseppe Campione, Vanni Scheiwiller, Giancarlo Vigorelli, Giovanni Raboni, Guido Ballo, Antonino Fragale e Antonello Trombadori. Quest'ultimo ricostruisce, con una testimonianza inedita, la polemica fra Pier Paolo Pasolini e Vann'Antò scoppiata negli anni Cinquanta sulla rivista “Il Contemporaneo” a proposito di letteratura popolare.
Giuria del premio Vann'Antò:
Giorgio Caproni, Salvatore Quasimodo, Salvatore Pugliatti,
Giacomo Debenedetti, Carlo Bo
3) Tìndari: il vento poetico di Salvatore Quasimodo
Con Tìndari Quasimodo ha un rapporto sporadico ma spiritualmente intenso. Durante la sua vita il poeta Nobel poche volte visita questa amena contrada, non lontana da Patti, sulla costa settentrionale della Sicilia. Una di quelle volte, però, Quasimodo trova l'ispirazione per scrivere Vento a Tìndari, la lirica che ha immediata risonanza di simpatia tra i lettori e che Eugenio Montale definisce non a caso «una pagina d'estro che non fa legge nella vita di uno scrittore». Partendo dal luogo, si ricostruisce l'episodio che porta alla composizione della celebre lirica e così, dagli albori della carriera quasimodiana, attraverso la polemica per l'assegnazione al poeta siciliano del premio Nobel nel 1959, si fa il punto su come uno dei maestri della lirica novecentesca è oggi visto da critici e letterati con interventi a viva voce di Carlo Bo, Silvio Guarnieri, Mario Luzi, Giorgio Petrocchi, Pier Vincenzo Mengaldo, Giovanni Raboni, Vanni Scheiwiller, Maria Luisa Spaziani, Leone Piccioni.
La "brigata" a Tindari nel 1931: Glauco Natoli, Raffaele Saggio,
Salvatore Quasimodo, Salvatore Pugliatti e Giovanni Asciak
4) Capo d'Orlando: l'isola-mondo di Lucio Piccolo
Viaggio nell'isola-mondo del barone palermitano Lucio Piccolo, che vive gran parte della sua vita con la sua famiglia in una solitaria magione circondata da un parco naturale alle porte di Capo d'Orlando. Colori, odori, suoni dell'ambiente orlandino si ritrovano mitizzati nei versi dell'autore di Canti barocchi, un poeta isolato perché eccentrico relegato ai margini del panorama della lirica italiana contemporanea. Il viaggio offre l'opportunità di incontrare anche lo scrittore Vincenzo Consolo, che con il coltissimo poeta siciliano ha in comune la preziosità della scrittura barocca, e il principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, cugino dei fratelli Piccolo, del quale si ricostruisce l'odissea editoriale relativa al suo celebre romanzo Il Gattopardo con testimonianze a viva voce di Giorgio Bassani e Gioacchino Lanza Tomasi. Della figura e dell'opera di Lucio Piccolo, la cui poesia ottiene un sorprendente successo letterario dopo essere stata scoperta da Eugenio Montale, parlano Giuseppe Amoroso, Basilio Reale, Vanni Scheiwiller e Giovanni Gaglio.
Copertina della prima edizione
de "Il Gattopardo" (1958)
5) Siracusa: la città del mondo di Elio Vittorini
Di Siracusa sono Archimede, Teocrito, Ibn Hamdīs, il più importante poeta arabo di Sicilia, ed Elio Vittorini, uno dei protagonisti della letteratura italiana novecentesca. Vittorini nella città natale trascorre solo la prima giovinezza, ma l'isola Ortigia e la Sicilia con i suoi paesaggi costituiscono lo scenario ideale di alcuni suoi racconti. Ciò consente di parlare dell'insularità dei narratori siciliani con Leonardo Sciascia e Vincenzo Consolo e di tracciare un profilo di Elio Vittorini: operatore editoriale, traduttore, giornalista, narratore, organizzatore di cultura, partendo dal suo esordio sulla rivista fiorentina “Solaria” al suo romanzo incompiuto Le città del mondo con interventi a viva voce dei critici Alberto Asor Rosa, Sergio Pautasso e Mirella Serri, del regista e poeta Nelo Risi e dello scrittore Raffaele La Capria. Silvio Guarnieri, l'ultimo grande testimone “solariano”, racconta la sua amicizia di lunga fedeltà con Elio Vittorini, mentre la sorella dello scrittore, Jole Vittorini, e la sua prima moglie, Rosa Quasimodo, rievocano gli anni giovanili dell'autore di Conversazione in Sicilia.
Elio Vittorini (1999) litografia di Bruno caruso
6) Barcellona Pozzo di Gotto: lo spazio della memoria per Bartolo Cattafi e Nino Pino
L'ultima tappa del viaggio tocca Barcellona Pozzo di Gotto, ma anche Marchesana e Mollerino di Terme Vigliatore, quei paesi e quelle contrade sulla costa tirrenica dell'isola, tra i due capi di Tìndari e Milazzo, che sono stati i punti di partenza e di arrivo del poeta Bartolo Cattafi. A poco più dieci anni dalla scomparsa del poeta, uno dei maggiori rappresentanti della lirica italiana del secondo Novecento, lo ricordano amici, critici e scrittori: Marco Forti, Giovanni Raboni, Luciano Erba, Nelo Risi e Nino Pino. Di quest'ultimo, poeta dialettale e scienziato di fama internazionale, originario come Cattafi di Barcellona, viene proposta l'ultima intervista a viva voce concessa prima della sua morte, avvenuta nel 1987. Pino racconta, fra l'altro, il suo avventuroso incontro in Belgio con il grande scienziato Albert Einstein e ripercorre la preistoria poetica del giovanissimo Cattafi, di cui è il primo lettore. Da Barcellona a Patti il passo è breve per ricordare un altro scrittore originario della provincia messinese, anche se residente poi a Milano e a Parigi, Beniamino Joppolo, singolare figura di letterato non inquadrato del quale parlano Maria Luisa Spaziani e Geno Pampaloni.
Il poeta Bartolo Cattafi a Messina nel 1972
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In Momenti e ritratti di artisti si parla di pittori e scultori e del loro rapporto con la Sicilia. Le interviste con gli artisti sono di volta in volta arricchite da commenti di critici, scrittori e poeti. Tutti, da protagonisti o testimoni privilegiati, hanno partecipato, ciascuno a proprio modo e con maggiore o minore fortuna, ai nuovi movimenti artistici del secondo dopoguerra fino alle più avanzate sperimentazioni dell'odierna avanguardia.
Oltre a classici della moderna pittura e scultura italiana come Carmelo Cappello, Giuseppe Mazzullo, Francesco Messina e Giuseppe Migneco, figurano artisti che hanno scelto di vivere e lavorare nell'isola come Enzo Celi, Antonio Freiles, Nino Leotti, Giulio D'Anna, maestri come Giò Pomodoro e Giuseppe Santomaso, che proprio in Sicilia hanno tenuto importanti mostre personali, e significativi pittori siciliani operanti fuori dalla terra natale come Felice Canonico, Luigi Ghersi, Togo. Il programma, in dodici puntate, è andato in onda per la prima volta su Radiodue nel 1990.
"Il giorno del giudizio" disegno per "Mitologia dell'arte moderna" (1977)
di Bruno Caruso. Da sinistra: Chagall, Picasso, Ensor, Matisse, De Chirico
1) Giuseppe Mazzullo
Rara intervista con lo scultore di Graniti (Messina) morto nel 1988 a Taormina, dove ha sede la fondazione intitolata a suo nome. Giuseppe Mazzullo, che dal secondo dopoguerra si è inserito in modo autorevole nell'àmbito della scultura contemporanea specie per le originali creazioni in pietra lavica e in granito, ricorda fra l'altro gli incontri a Roma nella sua casa rossa di via Sabazio. In questo “antisalotto letterario” si davano convegno pittori, poeti, registi e scrittori famosi. Mazzullo inoltre ricorda i poeti Vann'Antò e Rafael Alberti e i soggiorni a Scilla, sullo Stretto di Messina, con Guttuso che dipingeva marine e scene di caccia al pesce spada. Il critico Giorgio Petrocchi e il giornalista Melo Freni parlano di Mazzullo uomo e artista.
"L'Amazzone" (1969) di Giuseppe Mazzullo
2) Giuseppe Santomaso
Incontro con Giuseppe Santomaso, uno dei più interessanti pittori italiani del Novecento, che ha avuto un rapporto artistico intenso con la Sicilia. Il maestro parla dell'antico legame della pittura siciliana con quella veneziana, della sua formazione artistica al tempo del fascismo e ripercorre le personali esperienze pittoriche nell'àmbito di “Corrente”, “Fronte nuovo delle arti” e “Gruppo degli otto”. L'artista veneziano spiega il suo passaggio dal figurativo all'informale. Il critico Vittorio Sgarbi parla della “venezianità” di Santomaso, mentre il poeta Andrea Zanzotto e il compositore Goffredo Petrassi offrono una testimonianza inedita sul lavoro svolto dal pittore per opere in cui il segno grafico si collega strettamente ad altre forme di espressione artistica.
Il pittore Giuseppe Santomaso
3) Giuseppe Migneco
Protagonista del neorealismo pittorico, Giuseppe Migneco è stato tra i fondatori del celebre movimento di “Corrente” che, rifiutando l'autarchia culturale del fascismo, propugnava un rinnovamento artistico in linea con le migliori avanguardie europee. Lo studioso di estetica Luciano Anceschi spiega come nasce l'inusuale collaborazione tra filosofi e artisti al tempo di “Corrente”, mentre Raffaele De Grada racconta come venne scoperto il giovane pittore messinese nella Milano degli anni Trenta. Lo stesso Migneco, nel rievocare i momenti più significativi della sua attività creativa, parla della crocifissione “Le sementi”, che suscitò scalpore alla Biennale di Venezia del 1958, e Mario De Micheli offre di quest'opera un'interessante lettura critica.
Autoritratto (1951) di Migneco
4) Togo
Enzo Migneco, in arte Togo, siciliano che ha scelto di vivere e lavorare a Milano, oltre che per la pittura e la grafica, si è messo in evidenza come valido operatore culturale. Ha creato, fra l'altro, le edizioni dello Scarabeo pubblicando anche uno misconosciuto racconto dello scrittore Vincenzo Consolo, Guida alla città pomposa. Di questa prosa, che si può considerare l'incunabolo di Lunaria, parla lo stesso Consolo, mentre il critico Luciano Caramel giudica il lavoro creativo di Togo alla luce delle sue più recenti prove pittoriche. Lo stesso artista spiega come e perché è nato il suo interesse per la pittura a partire dalle prime esperienze a Messina.
Il pittore Togo con il ritratto di chi?... vai alla prima pagina
5) Luigi Ghersi
Il pittore Luigi Ghersi, messinese residente e operante a Roma, è noto soprattutto come artefice di un murale di ottanta metri quadrati per l'Università di Messina che ha richiesto tre anni di lavoro. L'opera è divisa in due vaste sezioni: una illustra, ispirandosi al romanzo di Stefano D'Arrigo, Horcynus Orca, la scena in cui il marinaio ‘Ndrja Cambrìa attraversa lo Stretto di Messina sulla barca di Ciccina Circé; l'altra raffigura, invece, una battaglia simbolicamente collegata a un famoso episodio di storia medievale, il Vespro siciliano. Il murale dedicato ai miti dello Stretto è completato dalle immagini delle sirene e dei mostri di Scilla e Cariddi. Di questa grandiosa opera parlano lo stesso artista, il critico Guido Giuffré e lo scrittore Stefano D'Arrigo.
"Il mito delle sirene" (1987) di Luigi Ghersi
6) Antonio Freiles
La fama di Antonio Freiles è legata soprattutto alla produzione delle Chartae. L'artista fabbrica queste opere particolari, il cui colore si incorpora alla materia, e spiega come nasce e si sviluppa il suo lavoro creativo. L'editore Vanni Scheiwiller parla del suo interesse per le carte di Freiles, mentre il critico Guido Ballo racconta il suo primo incontro con l'ancor giovane artista siciliano. Oltre alle carte, Freiles realizza veri e propri libri d'artista la cui peculiarità è descritta dal poeta Roberto Sanesi. L'attenzione all'interdisciplinarità porta Freiles a collaborare spesso con poeti e narratori. Sue opere figurano infatti in pregevoli edizioni abbinate a prose e versi di prestigiosi scrittori italiani contemporanei.
"Charta" (1989) di Antonio Freiles
7) Felice Canonico
Dagli anni Cinquanta in poi l'opera di Felice Canonico, pittore messinese trasferitosi nel dopoguerra a Milano, si è rinnovata con periodiche modificazioni tanto che la critica suole suddividere l'attività creativa dell'artista in più cicli con nette differenze da una fase all'altra. Proprio per tali sorprendenti svolte, frutto di un'incessante ricerca espressiva, Canonico occupa un posto tutto suo nel panorama artistico italiano del Novecento avanzato. Lo stesso artista parla delle sue esperienze pittoriche: dal primo incontro romano con Guttuso al successo ottenuto alla “Galleria Blu” di Milano, dalla consapevolezza della crisi dell'informale alla pura ricerca del colore. Il giornalista Biagio Belfiore dà inoltre un efficace ritratto dell'uomo Canonico.
"Pastorale" (1984) di Felice Canonico
8) Giò Pomodoro
L'ottava puntata è dedicata a Giò Pomodoro, uno dei maestri più autorevoli e impegnati della scultura italiana d'oggi. L'artista marchigiano ha tenuto la sua prima personale in Sicilia nel 1988, a Messina, mostra destinata a rimanere tra le manifestazioni più significative di quel periodo nella sua ricca e prestigiosa carriera. Oltre allo stesso Pomodoro, interviene lo storico dell'arte Giulio Carlo Argan, che ricorda il gruppo “Continuità” e l'attività dell'artista alla fine degli anni Cinquanta. Quindi il critico Tommaso Trini si sofferma sul labirinto ritenuto il complesso di simboli su cui si struttura tutta l'arte dello scultore. Infine lo studioso di estetica Gillo Dorfles spiega perché l'importanza del medium è sempre predominante per Giò Pomodoro.
Giò Pomodoro nel suo studio a Milano
9) Nino Leotti
L'esperienza figurativa di Nino Leotti, pittore residente e operante a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), è stata riconosciuta e conclamata a Milano e Roma sulla scia del celebre movimento di “Corrente” che non aveva esaurito le sue influenze alla fine degli anni Cinquanta. Lo stesso artista parla del suo legame con il neorealismo, dei suoi incontri a Milano con Migneco e Beniamino Joppolo, del suo studio in via Margutta a Roma dove entrò in rapporti di amicizia con Cesare Zavattini. Il pittore racconta inoltre come nasce a Messina la scanzonata Accademia della Scocca. Lo scrittore Guglielmo Petroni racconta un aneddoto sulla Scocca, mentre il critico Marcello Passeri spiega perché la città dello Stretto negli Cinquanta e Sessanta era all'avanguardia nazionale in campo artistico e letterario.
Sergio
Palumbo
con il pittore Nino Leotti e il poeta Nino Pino
10) Enzo Celi
Il pittore Enzo Celi, pur restando sempre a Messina, si è guadagnato in trent'anni di attività creativa un posto di tutto rispetto nell'attuale scenario artistico soprattutto per la coraggiosa evoluzione stilistica. Lo stesso Celi parla del suo esordio, dei suoi primi critici, delle trasgressive iniziative del gruppo “Nettuno”, da lui fondato nel 1960 con il regista Gianluigi Calderone e altri giovani artisti messinesi. Partito dal figurativo e approdato all'informale, Enzo Celi, come sostiene nel suo intervento il critico Lucio Barbera, si può considerare una sorta di Emilio Vedova mediterraneo. Il pittore parla, inoltre, della sua intensa attività di operatore culturale mentre lo scrittore Eugenio Vitarelli ricorda la sua amicizia con l'artista messinese.
Il pittore Enzo Celi al lavoro nel suo studio
11) Carmelo Cappello
Lo scultore ragusano Carmelo Cappello, operante fin da giovane a Milano, è considerato una delle figure mondiali più importanti nella tendenza spazialista. L'artista, dopo una prima fase figurativa, si sgancia dalla tradizione italiana preferendo esprimersi attraverso indicazioni di volumi nello spazio in un gioco di pieni e vuoti, positivi e negativi, e avviandosi infine verso composizioni dinamiche di linee svettanti o spiraliformi con luminosi rabeschi ottenuti con acciaio, plexiglas e bronzo lucidato. Lo stesso scultore racconta la sua vita: dagli insegnamenti di Arturo Martini alla scoperta di Henry Moore, dal suo difficile rapporto con l'ambiente milanese a quello felice con la Sicilia. Dell'artista ragusano parla il pittore Luigi Veronesi, mentre il poeta Giorgio Caproni rievoca la calda ospitalità dei cenacoli culturali siciliani frequentati anche da Cappello.
Continuità circolare” (1968) di Carmelo Cappello
12) Francesco Messina e Giulio D'Anna
Lo scultore Francesco Messina, di origini siciliane, essendo nato a Linguaglossa (Catania), ma anche poeta e prosatore finissimo, è ritenuto un classico dell'arte italiana novecentesca al quale è intitolato un museo a Milano, sua città d'adozione. Del rapporto dell'artista con la Sicilia parla la figlia Paola, mentre il critico ed editore Vanni Scheiwiller spiega perché Francesco Messina, fedele a un tradizionale stile accademico, è volutamente rimasto fuori dai più avanzati movimenti d'avanguardia della scultura contemporanea. La seconda parte della trasmissione è invece dedicata al pittore Giulio D'Anna, uno dei più convincenti artisti del tardo futurismo siciliano. L'editore e scrittore Guido D'Anna, nipote dell'artista, fornisce una toccante testimonianza su questo pittore per troppo tempo a torto dimenticato che ha dato il meglio di sé nell'aeropittura distinguendosi per concezioni ardite e vivacità cromatica.
"La lettrice futurista" (1933) di Giulio D'Anna
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In L'intellettuale al caffè. Incontri con testimoni e interpreti del nostro tempo scrittori e uomini di cultura italiani parlano della loro vita, della loro opera e del loro rapporto con la Sicilia: Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino, Ignazio Buttitta, Carlo Bo, Federico Zeri, Goffredo Petrassi, Stefano D'Arrigo, Giuseppe Bonaviri, Saverio Strati, Norberto Bobbio, Valentino Bompiani. L'idea di riprendere nel titolo il caffè, come luogo letterario risalente all'epoca dei Lumi, è motivata dal fatto di produrre cultura al servizio della società, di una cultura intesa cioè come circolazione, ricezione e approfondimento di valori etici e spirituali. Ogni trasmissione contiene un'intervista con l'autore a cui è dedicata la puntata, una scheda biobibliografica, interventi critici e letture di testi anche rari o inediti. Il programma in dodici puntate, realizzato da Rai Sicilia, è stato trasmesso per la prima volta su Radiodue nel 1991.
"Gruppo al Caffè Greco di Roma" (1948) foto di Irving Penn.
Da sinistra: Aldo Palazzeschi, Goffredo Petrassi, Mirko, Carlo Levi, Pericle Fazzini, Afro, Renzo Vespignani, Libero De Libero, Sandro Penna, Lea Padovani, Orson Welles, Mario Mafai, Ennio Flajano, Vitaliano Brancati, Orfeo Tamburi (al centro)
1) Leonardo Sciascia
Omaggio a Leonardo Sciascia con un'intervista rilasciata dallo scrittore agrigentino nel 1986, tre anni prima della sua morte. Sciascia si sofferma in particolare sull'“insularità” quale elemento caratteristico della letteratura siciliana, sul destino del dialetto, sulla valorizzazione di narratori dimenticati e sul ruolo dell'intellettuale nella società. I critici Domenico Porzio e Claude Ambroise si soffermano su Sciascia uomo e “homme de lettre”. Aldo Scimè, inoltre, parla della Fondazione Sciascia istituita a Racalmuto, paese natale dello scrittore.
2) Vincenzo Consolo
Intervista con Vincenzo Consolo in cui lo scrittore di Sant'Agata di Militello (Messina) parla della presenza della terra natale nelle proprie opere, del linguaggio narrativo e della divisione tra scrittori di tipo orizzontale e di tipo verticale, del destino del dialetto, dell'“insularità”, della ricchezza letteraria della Sicilia e della propria condizione stilistica in cui convivono barocco e surrealismo. Il programma è arricchito da una testimonianza del critico Gianni Turchetta e dalla lettura di un testo poco noto di Consolo, Marina di Tìndari , risalente al 1972.
Consolo, Sciascia, Bufalino alla Noce nel 1982 (foto di Giuseppe Leone)
3) Gesualdo Bufalino
Intervista con Gesualdo Bufalino in cui lo scrittore di Comiso (Ragusa) racconta perché ha tenuto per tanti anni nel cassetto il manoscritto del primo romanzo Diceria dell'untore e come poi si è deciso a debuttare in letteratura all'età di sessant'anni diventando subito un “caso” letterario grazie anche al premio “Campiello”. Lo scrittore parla, inoltre, del destino del dialetto, dell' “insularità”, del valore della memoria e delle sue preferenze letterarie, pittoriche e musicali. Il critico Lorenzo Mondo spiega perché Bufalino si può considerare il cantore di una Sicilia come grande monumento funerario.
4) Ignazio Buttitta
Intervista con Ignazio Buttitta rilasciata dal poeta dialettale di Bagheria (Palermo) nel 1989, in occasione dei suoi novant'anni. Il poeta-cantastorie racconta aneddoti su Pier Paolo Pasolini, Salvatore Quasimodo e Andrea Zanzotto, parla del ruolo dello scrittore nella società, del problema religioso, del destino del dialetto, dello stalinismo e della mafia. Il giornalista Matteo Collura paragona Buttitta a un moderno cantore di gesta che attraverso la funzione educativa e rivoluzionaria della poesia punta al riscatto del popolo siciliano.
Il poeta Ignazio Buttitta
5) Carlo Bo
Intervista con Carlo Bo, rettore dell'Università di Urbino, senatore a vita, francesista e ispanista ma soprattutto tra i più rappresentativi critici letterari italiani. Lo studioso ligure parla della sua vita, dei libri a cui è più affezionato, del fondamento etico della letteratura, degli incontri con i poeti Guillen e Valery, del suo rapporto con la Sicilia e con gli amici siciliani primo fra tutti Elio Vittorini. Il poeta Mario Luzi spiega, inoltre, perché è ancora valida la celebre formula teorica dell'ermetismo “Letteratura come vita” coniata da Carlo Bo.
Il critico letterario Carlo Bo a Milano nel 1987
6) Federico Zeri
Intervista con Federico Zeri in cui il critico e storico dell'arte romano spiega quali requisiti occorrono per essere esperti in tema di attribuzionismo. Lo studioso di fama internazionale parla anche della mostra siciliana su Antonello da Messina del 1953, della pittura di Renato Guttuso e della polemica sulle opere d'arte nella Gibellina del dopo-terremoto. Il programma contiene anche una “lezione” di Zeri, la prolusione registrata in occasione del seminario metodologico su problemi filologici e stilistici nella storia dell'arte tenuto dal critico all'Università di Messina nel 1984.
Lo storico dell'arte Federico Zeri
7) Goffredo Petrassi
Intervista con Goffredo Petrassi, una delle grandi personalità della musica europea del ventesimo secolo, che confessa come abdicò alla velleità letteraria per dedicarsi alla composizione. Il maestro poi parla della sprovincializzazione della musica italiana col passaggio dalla “generazione dell'Ottanta” a quella del Novecento, dell'interdisciplinarità delle arti, del legame di amicizia con Igor Stravinskij e del suo rapporto con la Sicilia. Si ascoltano, inoltre, il capolavoro petrassiano Coro di morti e una conversazione del compositore romano con Giorgio Caproni sul rapporto tra musica e poesia.
Il poeta Giorgio Caproni e il musicista Goffredo Petrassi
a Roma nel 1986
8) Stefano D'Arrigo
Intervista con Stefano D'Arrigo, in cui lo scrittore di Alì Marina (Messina) parla della sua vita e della sua opera. Il romanzo Horcynus Orca ha richiesto una difficile gestazione durata quindici anni facendo di D'Arrigo un caso letterario unico con significativi riflessi anche in campo teatrale e pittorico. Il critico Walter Pedullà commenta il capolavoro darrighiano e lo stesso scrittore parla del suo rapporto particolare con i luoghi dello Stretto di Messina a partire dal suo primo libro di versi Codice siciliano, considerato l'incunabolo dell'Horcynus.
Lo scrittore Stefano D'Arrigo
9) Giuseppe Bonaviri
Intervista con Giuseppe Bonaviri in cui lo scrittore di Mineo (Catania) parla del suo paese natale, della vocazione letteraria ereditata per impulso cromosomico e dell'incontro con Elio Vittorini che, da consulente editoriale, favorì la pubblicazione del suo primo romanzo con Einaudi. Lo scrittore, residente a Frosinone e medico di professione, si sofferma anche sulla sua produzione poetica, sul plurilinguismo, sull'“insularità” e sul ruolo della letteratura siciliana, mentre il critico Giuseppe Amoroso parla della dimensione metafisica nell'opera di Bonaviri.
Giuseppe Bonaviri (1999), disegno di Bruno Caruso
10) Saverio Strati
Intervista con lo scrittore Saverio Strati, che ricorda Corrado Alvaro e fa un bilancio della letteratura calabrese del Novecento. L'autore del Selvaggio di Santa Venera, premio Campiello 1977, parla dell'incontro col critico Giacomo Debenedetti e con il filosofo Galvano Della Volpe, ambedue suoi professori all'Università di Messina. Strati si sofferma pure sulla sua opera profondamente impegnata nelle problematiche sociali del Meridione, sul ruolo del dialetto e sul concetto di continuità in letteratura.
Lo scrittore Saverio Strati
11) Norberto Bobbio
Intervista con il filosofo e senatore a vita Norberto Bobbio, considerato il più celebre e autorevole studioso italiano di politica. Bobbio parla della sua formazione culturale, del modo di divulgazione del suo pensiero, del suo rapporto con la Sicilia e di scottanti questioni internazionali come il diritto alla fuga. Il filosofo ricorda anche il processo contro Danilo Dolci che, per solidarietà verso dei disoccupati, finì in carcere con l'accusa di spiccata capacità a delinquere. Si dà lettura, inoltre, di due testi epistolari inediti tratti dal carteggio di Bobbio col giurista Salvatore Pugliatti.
Il filosofo Norberto Bobbio
12) Valentino Bompiani
Incontro con l'editore marchigiano Valentino Bompiani il quale custodisce le memorie di un secolo di vita letteraria, avendo conosciuti tutti, o quasi tutti, i nomi di rilievo dell'intelligenza italiana del Novecento. Parlare di Bompiani però vuol dire parlare anche di un brillante scrittore e drammaturgo che attraverso le sue pagine autobiografiche ricorda l'esordio editoriale, lo scrittore Giuseppe Antonio Borgese soffermandosi pure su Umberto Eco e il suo famoso romanzo Il nome della rosa. La trasmissione si conclude con la lettura di istantanee, aforismi e boutades tratte da Greguerìas, l'ultimo libro di Bompiani.
L'editore Valentino Bompiani tra Antonio Saitta e Salvatore Pugliatti
all'Accademia della Scocca